Pigneto
Il toponimo derivante dall'antica presenza di pini, è citato per la prima volta in dedizioni della seconda metà del XII secolo, in cui gli abitanti decisero di assoggettarsi prima al comune di Modena, poi nel 1197 al comune di Reggio Emilia, sotto la cui giurisdizione rimasero per un lungo periodo. Passò poi sotto il dominio dei Da Rodeglia e nel XV scolo divenne, assieme a Prignano, feudo della famiglia Trotti, che abitava la Rocca di Pigneto, ubicata sulla sommità di un colle che dominava la pianura sottostante, ma di cui oggi non rimangono altro che alcuni tratti di mura inglobati da edifici successivi.
Di particolare interesse la chiesa, che con ogni probabilità, si può identificare con la parrocchiale dedicata ai SS. Nazario e Celso ricordata fin dal 1462, ma che subì trasformazioni e ampliamenti nel 1640, e nel 1731 con l'aggiunta di una cappella laterale. La facciata, recentemente intonacata, presenta il timpano ad andamento curvilineo delimitato da cuspidi in pietra arenaria. Il campanile costituisce corpo unico con la chiesa e mantiene lo stile architettonico della facciata. All'interno della chiesa è conservato un prezioso calice del ‘400, una copia secentesca di un quadro del Correggio dedicato a Santa Caterina e alcuni preziosi mobili.
In seguito a scavi sistematici, effettuati a più riprese da Ferdinando Malavolti tra il 1937 e il 1942, è stato rinvenuto al Pescale un insediamento che ebbe vita dalla fine del V alla metà del III millennio a.C. L'abitato si trova su un promontorio caratterizzato da ripide pareti a strapiombo sul Secchia, in una posizione, perciò, naturalmente difesa. La posizione dominante e favorevole spiega la longevità dell'insediamento. Qui infatti si succedettero diverse culture neolitiche: la cultura di Fiorano, dei "Vasi a bocca quadrata", della Lagozza. E' inoltre attestata una continuità dell'insediamento nell'Eneolitico e nel Bronzo antico.
Il villaggio era costituito da capanne di forma ellissoidale, con pareti e copertura lignea intonacata in argilla. All'interno si sono rinvenuti resti di focolari e reperti quali vasi, macine e macinelli in pietra, utensili in osso e fusaiole di terracotta per la filatura. Nell'area esterna si sono ritrovati scarti della lavorazione della selce e dell'ossidiana, pozzetti per l'immagazzinamento delle derrate alimentari e focolari all'aperto.